Sabato 23 dicembre 2018 è stata riaperta al culto la millenaria chiesa di San Francesco di Montelupone a seguito degli eventi sismici che hanno colpito le Marche nel 2016. Per l’occasione sono stati eseguiti lavori di messa in sicurezza e restauro degli apparati architettonici e sono stati ri-progettati i nuovi arredi liturgici in quanto i vecchi sono purtroppo andati distrutti e/o dispersi nel corso degli anni.
A presiedere la messa di consacrazione dei nuovi arredi liturgici è stato S.E.R.Mons. Nazzareno Marconi, Vescovo della Diocesi di Macerata, alla presenza del Sindaco Rolando Pecora e di numerosi fedeli, tra cui i ragazzi del catechismo, che hanno affollato la navata ed il grande presbiterio al di sotto della cupola, cuore della chiesa la cui costruzione risale al 1251, dopo il transito di San Francesco a Montelupone e fu consacrata nel 1397 ad opera del Vescovo di Umana Antonio da Fabriano e del Vescovo di Nicopoli Giovanni Cecchi da Offida il primo di Maggio, sotto il pontificato di Bonifacio IX.
La benedizione del nuovo altare è avvenuta secondo un cerimoniale che prevede il posizionamento del reliquiario – contenente: un frammento del legno della croce e altri frammenti dei Santi Pietro, Paolo, Francesco, Chiara, Firmano, Antonio, Vito e Stefano – all’interno dell’altare stesso. Il progetto, avallato dalla diocesi di Macerata – Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia, è stato fortemente voluto dall’Amministrazione Comunale per ridare dignità alle celebrazioni religiose che dall’epoca del terremoto venivano svolte all’interno di una inadeguata sala parrocchiale a causa dell’inagibilità di tutte le chiese del paese. Con la partecipazione di imprese, artigiani e artisti locali come Ermenegildo Pannocchia, Artigianal Design di Sbrollini Agostino, la Nice&Square di Roberto Moretti, la Cosmo3 di Francesco Batocco e Marisa Marcantoni ed altri… si è potuto realizzare il progetto dall’arch. Andrea Stortoni che ha ideato i nuovi arredi dalle linee contemporanee capaci di integrarsi e dialogare con l’architettura storica della chiesa e con il suo imponente presbiterio. Il nuovo ambito presbiterale pertanto viene concepito come un ampio pavimento galleggiante in legno, poggiato al di sopra del presbiterio “storico”. Qui trovano una ponderata collocazione i nuovi arredi – l’altare, l’ambone, la presidenza ed il tabernacolo – tutti realizzati con minuzia artigianale. L’altare ottenuto da lastre di marmo calacatta arabescato rappresenta Cristo, pietra angolare, e allo stesso tempo la sua mensa ed il suo sacrificio. Il piano dell’altare è realizzato in ottone satinato che visto frontalmente è alto appena un centimetro. Questa sottile linea di ottone rappresenta la preghiera che dalla terra sale al cielo e per mezzo della liturgia eucaristica acquista la sua dimensione (quadrata) sul piano dell’altare, soglia tra il cielo e la terra. L’altare dalle linee tese quasi bidimensionale, se osservato dall’ingresso della chiesa, è invece cubico ed il suo volume di colore bianco è ben visibile da ogni punto dell’assemblea. Per sottolineare la centralità della mensa, luogo attorno al quale i fedeli si incontrano con il padre è stato realizzato un basamento in metallo pavimentato con 4 lastre monolitiche di travertino tagliate sapientemente e accostate a formare una croce. Questa pedana conferisce al presbiterio un numero di gradini dispari per raggiungere l’altare (altrimenti sarebbero stati solamente 2) come tramandato dalla tradizione Cristiana. La presidenza è stata ruotata rispetto alle configurazioni passate, posizionata a lato del presbiterio, davanti all’altare e orientata verso l’ambone. L’ambone è in metallo rivestito di legno e mosaico realizzato a mano. E’ immagine del sepolcro aperto pertanto concepito come “il luogo” da cui viene proclamata la parola del Signore. Poggia in equilibrio fuori dal presbiterio verso i fedeli ed è leggermente ruotato verso la “sede” per permettere al celebrante di essere primo ascoltatore della parola . Il “leggio” che sorregge il Vangelo invece è posizionato completamente a sbalzo al di fuori del presbiterio , come fosse una mano tesa pronta per essere afferrata. Il Tabernacolo è “luogo della custodia eucaristica” pertanto non ha una direzione. Chiuso ha 6 lati tutti uguali e senza la chiave quasi non si distingue nemmeno il buco della serratura. Le sue caratteristiche sono assimilabili a quelle di uno scrigno o di una “cassaforte”. Questo tabernacolo è stato realizzato in legno massello e lastre di ottone satinato – tagliati e fresati con macchine ad altissima precisione – assemblato per avere spigoli netti. La custodia eucaristica è saldamente ancorata ad un pilastro, basamento dell’ideale “ciborio”, contenuto nel presbiterio della chiesa storica. Infine le panche. Esse sono state concepite sulla base concettuale del “coro” ligneo alle spalle dell’altare. Nelle celebrazioni preconciliari il coro dei frati, come ben noto, era un coro di “preghiera” che sosteneva l’assemblea. Dopo il concilio si è reso evidente il concetto che l’assemblea – tutta – , insieme al sacerdote, celebra l’eucarestia (Mt 18,20 …”dove due o più sono riuniti nel mio nome li ci sono io.”). Nel colore e nel volume, le panche sono così presenti e simili al coro “storico” perché esse sono immagine della preghiera collettiva dei fedeli. L’assemblea celebra la funzione insieme al sacerdote. Un “coro di preghiera” compatto che concretizza la presenza di Gesù (altare) al centro di questo abbraccio ligneo. Con il restauro della struttura ed i nuovi arredi sacri si auspica quindi nuova vita per lo spazio liturgico della chiesa di San Francesco. Che i nuovi arredi, pensati per far dialogare la gente del paese con l’architettura millenaria, siano il giusto mezzo per celebrare con coinvolgimento le odierne liturgie eucaristiche.